Da alcuni anni in Calabria non si registra più una qualsiasi indagine di una certa rilevanza dove non vi sia anche il presunto coinvolgimento di esponenti politici di primo piano. Ed anche nella recentissima operazione "Imponimento" coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro guidata al Procuratore capo, Nicola Gratteri, vi sono indagati alcuni amministratori locali di comuni del Catanzarese e del Vibonese come nel caso dell'ex assessore regionale della Giunta Scopelliti, Francescantonio Stillitani, e figurano anche, ennesima costante, episodi di sostegno elettorale di presunti appartenenti a clan 'ndranghetisti com nel caso dell'elezione al Senato di Giuseppe Mangialavori di Forza Italia. E' ovvio e doveroso precisare che si tratta di presunti reati tutti da dimostrare poi nelle fasi processuali. Ed in merito alle presunte collusioni fra settori della criminalità organizzata e mondo della politica il Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, nella conferenza stampa tenuta per illustrare l'operazione e nel confronto con i giornalisti ha affermato che "Purtroppo è una costante: nelle indagini che stiamo facendo in procura troviamo sempre pubblici amministratori e politici, sia perché noi abbiamo alzato il tiro e il livello investigativo, sia perché  la criminalità organizzata e la ‘Ndrangheta da sole non potrebbero commettere certi reati senza il controllo di una pubblica amministrazione corrotta o collusa e di una politica collusa. Il nostro è un lavoro che durerà a lungo, cercando di convincere, anche attraverso i risultati qualitativi di oggi, che delinquere non conviene”. L'analisi del Dott. Nicola Gratteri è impeccabile ma vi è da chiedersi. In Calabria ed in particolare in alcune aree della stessa con un controllo sociale e del territorio capillare e asfissiante da parte del potere criminale è possibile prendere voti senza il rischio di collusioni. E' possibile essere eletti nelle elezioni amministrative e regionali senza essere parte integrante di un sistema politico - clientelare - amicale che inevitabilmente collima spesso anche con interessi criminali? Il voto clientelare da sempre in Calabria è frutto di controllo del territorio, di una struttura di potere che gestisce i favori, i piaceri, la sanità, i bisogni infiniti di una società assistita e di una società dove la cultura dell'illegalità impera e dove per ottenere quello che dovrebbe teoricamente essere un diritto lo si ottiene solo se ci si rivolge all'amico e all'amico degli amici. In un simile contesto è possibile fare politica ed essere impegnato concretamente nella lotta per la legalità?. Assolutamente inconciliabile la vera lotta per la legalità e la possibilità di essere eletti. A parte, ovviamente, le ipocrite e false parole di tutta la politica calabrese che, sempre a parole, è sempre contro le mafie ed è sempre dalla parte della legalità. Anche se oggi, almeno, a differenza del passato, non vi crede più nessuno. Ma fin quando non sorgerà una nuova cultura che potrà sostituire la cultura mafiosa imperante e diffusa non sarà possibile alcun cambiamento. Ed in ogni operazione giudiziaria che verrà continueranno ad esservi sempre esponenti della politica, i quali, per la gran parte, continueranno ad essere eletti o saranno sostituiti da altri apparentemente nuovi ma sempre scelti dalle famiglie di 'ndrangheta, i veri nuovi padroni della Calabria e sempre più potenti a livello planetario, essendo la stessa 'ndrangheta ormai una grande holding internazionale con capitali immensi e sempre più diffusa in ogni angolo del pianeta.

Redazione
 



Da alcuni anni in Calabria non si registra più una qualsiasi indagine di una certa rilevanza dove non vi sia anche il presunto coinvolgimento di esponenti politici di primo piano. Ed anche nella recentissima operazione "Imponimento" coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro guidata al Procuratore capo, Nicola Gratteri, vi sono indagati alcuni amministratori locali di comuni del Catanzarese e del Vibonese come nel caso dell'ex assessore regionale della Giunta Scopelliti, Francescantonio Stillitani, e figurano anche, ennesima costante, episodi di sostegno elettorale di presunti appartenenti a clan 'ndranghetisti com nel caso dell'elezione al Senato di Giuseppe Mangialavori di Forza Italia. E' ovvio e doveroso precisare che si tratta di presunti reati tutti da dimostrare poi nelle fasi processuali. Ed in merito alle presunte collusioni fra settori della criminalità organizzata e mondo della politica il Procuratore Capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, nella conferenza stampa tenuta per illustrare l'operazione e nel confronto con i giornalisti ha affermato che "Purtroppo è una costante: nelle indagini che stiamo facendo in procura troviamo sempre pubblici amministratori e politici, sia perché noi abbiamo alzato il tiro e il livello investigativo, sia perché  la criminalità organizzata e la ‘Ndrangheta da sole non potrebbero commettere certi reati senza il controllo di una pubblica amministrazione corrotta o collusa e di una politica collusa. Il nostro è un lavoro che durerà a lungo, cercando di convincere, anche attraverso i risultati qualitativi di oggi, che delinquere non conviene”. L'analisi del Dott. Nicola Gratteri è impeccabile ma vi è da chiedersi. In Calabria ed in particolare in alcune aree della stessa con un controllo sociale e del territorio capillare e asfissiante da parte del potere criminale è possibile prendere voti senza il rischio di collusioni. E' possibile essere eletti nelle elezioni amministrative e regionali senza essere parte integrante di un sistema politico - clientelare - amicale che inevitabilmente collima spesso anche con interessi criminali? Il voto clientelare da sempre in Calabria è frutto di controllo del territorio, di una struttura di potere che gestisce i favori, i piaceri, la sanità, i bisogni infiniti di una società assistita e di una società dove la cultura dell'illegalità impera e dove per ottenere quello che dovrebbe teoricamente essere un diritto lo si ottiene solo se ci si rivolge all'amico e all'amico degli amici. In un simile contesto è possibile fare politica ed essere impegnato concretamente nella lotta per la legalità?. Assolutamente inconciliabile la vera lotta per la legalità e la possibilità di essere eletti. A parte, ovviamente, le ipocrite e false parole di tutta la politica calabrese che, sempre a parole, è sempre contro le mafie ed è sempre dalla parte della legalità. Anche se oggi, almeno, a differenza del passato, non vi crede più nessuno. Ma fin quando non sorgerà una nuova cultura che potrà sostituire la cultura mafiosa imperante e diffusa non sarà possibile alcun cambiamento. Ed in ogni operazione giudiziaria che verrà continueranno ad esservi sempre esponenti della politica, i quali, per la gran parte, continueranno ad essere eletti o saranno sostituiti da altri apparentemente nuovi ma sempre scelti dalle famiglie di 'ndrangheta, i veri nuovi padroni della Calabria e sempre più potenti a livello planetario, essendo la stessa 'ndrangheta ormai una grande holding internazionale con capitali immensi e sempre più diffusa in ogni angolo del pianeta.

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