I più recenti dati Istat in relazione al numero delle pensioni erogate confermano il record europeo della Calabria che detiene la percentuale più alta di pensionati fra tutte le regioni degli Stati europei in rapporto agli abitanti. In Calabria i residenti risultano essere 1.975.000 ma i "veri residenti" non sono più di 1.800.000 essendo molti i calabresi che pur vivendo, per studio o per lavoro, fuori dalla Calabria mantengono per una vasta serie di motivazioni la residenza presso le famiglie d'origine. Su 1.800.000 abitanti effettivi le pensioni erogate risultano essere 770.003 comprese le 122.198 pensioni di invalidità civile con o senza accompagnatore. Una cifra che corrisponde al 43% della popolazione reale. A tale enorme e spropositata cifra si aggiungono i circa 80.000 percettori del reddito di cittadinanza e i circa 110.000 dipendenti pubblici. Si arriva ad un milione di abitanti che non fanno parte delle categorie produttive in senso stretto. I rimanenti 800.000, sottratti i 300.000 minorenni e studenti, formano la vasta platea di disoccupati e di Neet, cioè coloro i quali il lavoro non lo cercano più, oltre ai circa 200.000 artigiani, partite ed imprenditori. Una platea talmente esigua che ben esprime la fragilità sociale ed economica della Calabria. Terra sempre più di assistenza e sempre più lontana da una possibilità di vera produzione e di fucina di ricchezza. Tali cifre impietose e drammatiche sono il frutto di almeno due decenni di progressiva spoliazione delle nuove generazioni che, appena formate sul piano scolastico e universitario, non hanno altra scelta che andare altrove per trovare un lavoro. Ben 300.000 i giovani che negli ultimi 20 anni hanno abbandonato la Calabria. Una cifra drammatica che ha condotta l'età media calabrese ai 57 anni. La più alta d'Europa. Con il tasso di denatalità sempre più forte considerando che i giovani vanno via e con il tasso di emigrazione costante l'Istat ha calcolato che con tale tendenza nel 2050, fra soli 30 anni, la popolazione calabrese sarà di 1.200.000 abitanti la cui maggioranza sarà ultrasessantacinquenne. Una regione di soli anziani. Una terra senza giovani e, di conseguenza, senza speranza alcuna. Del resto con la classe politica che la Calabria ha sfornato negli ultimi 20 anni, classe politica a livello nazionale praticamente inesistente, la realtà non poteva che essere questa. E se si è giunti a tal punto la colpa è dei calabresi stessi che non hanno mai voluto veri cambiamenti. A pagarne le conseguenze i nostri giovani. "Ogni popolo merita la classe politica che sceglie", amava ripetere Socrate nelle sue lezioni filosofiche nell'antica e dotta Grecia. Aveva ragione.

Redazione