Un tempo lontano i calabresi emigravano per andare a lavorare in Fiat a Torino, emigravano nelle Americhe in cerca di fortuna. E le campagne si spopolavano.
Del resto la Calabria è stata sempre una terra di emigrazione. Se tutti i calabresi emigrati da fine ottocento ad oggi fossero rimasti in Calabria con i loro figli e nipoti i calabresi sarebbero oggi almeno una decina di milioni, quanti sono oggi i residenti in Lombardia.
in realtà la Calabria oggi conta 1.830.000 residenti e non più di 1.300 - 400.000 abitanti reali. ( In oltre 400.000 i fuorisede, cioè calabresi che conservano la residenza in Calabria ma vivono per studio o lavoro altrove ).
Ma negli ultimi anni il fenomeno migratorio ha cambiato pelle.
Ad emigrare non sono più manovali, agricoltori o artigiani. Anzi oggi sono figure ricercatissime che mancano e che sono sostituiti da una presenza, del tutto paradossale, di immigrati che, soprattutto nel mondo agricolo, lavorano in regime di caporalato e sfruttamento totale.
Ad emigrare sono i giovani del ceto medio, della buona borghesia e sono i giovani laureati e istruiti.
Un tempo le campagne obbligavano i giovani ad andarsene Oggi le Università sono divenute degli incredibili "emigrifici".
E negli ultimi tempi una laurea non si nega a nessuno. Per i meno inclini allo studio vi sono anche le Università Telematiche ( ben undici quelle riconosciute dal Ministero) che consentono il conseguimento della pergamena di laurea con minori sacrifici di un tempo.
Ed ovviamente a tale massa di laureati non corrisponde sul piano regionale calabrese alcuno sbocco lavorativo.

Tranne per qualche sporadica eccezione che conferma la regola.
Oltre al fatto che una collocazione lavorativa in Calabria non necessita di alcuna preparazione, di alcun titolo di studio ma solo ed unicamente della "raccomandazione" del politico di turno.
In uno scenario del genere dove di fuga dei cervelli, di azioni per far rimanere o addirittura far ritornare i giovani in Calabria si blatera ogni giorno e soprattutto nelle campagne elettorali dove la fiera delle bugie e delle prese in giro offendono chiunque sia in possesso di normali facoltà intellettive, la triste realtà si ripete da anni e si intensifica anno dopo anno.
Basti solo pensare al mondo della scuola.

Stazione delle Autolinee di Cosenza, folla di giovani in partenza verso varie città del Nord
Su circa 900.000 docenti fra ruolo e precari in Italia almeno 300.000, un terzo di tutti i docenti italiani di ogni ordine e grado, sono calabresi.
Del resto solo un giovane calabrese laureato potrebbe andare a lavorare al Nord in una scuola con uno stipendio iniziale di circa 1.400 euro che nelle città del Nord equivale ad una forma di povertà e privazione assoluta considerando che il fitto di un monolocale con le spese aggiuntive implica già metà della misera retribuzione. ( I docenti italiani sono i meno retribuiti dell'intero Pianeta).
Con tale andazzo sia l'Istat che lo SviMez hanno previsto che nel 2050, quindi fra 25 anni, la Calabria perderà circa un terzo dei suoi attuali abitanti.
E il Direttore Generale dello Svimez ( Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno ), Luca Bianchi, non perde occasione per rimarcare che "In Italia si studia per emigrare".
E lo stesso Luca Bianchi analizzando i tanti fattori negativi che persistono nel Meridione e soprattutto in Calabria ammette che " restare è diventato un atto di coraggio".
Lo spopolamento continua senza sosta e tanti piccoli paesi di montagna e dell'entroterra sono già abitati solo da anziani con scuole, sportelli bancari e uffici postali che chiudono.
Come può un popolo sopravvivere senza il ricambio generazionale?
Come si può parlare di sviluppo della Calabria se continua a mancare la principale risorsa che sono i giovani?.
E come se nulla fosse i politici continuano indisturbati a curare i loro affari e i loro cerchi magici e il popolo calabro continua a votarli in una delirante e inspiegabile accettazione di un fenomeno di impoverimento culturale, di valori ed umano che avrà nel tempo conseguenze irreversibili.
E in tale contesto tutto tace, la parte migliore della Calabria emigra, l'illegalità cresce, il tessuto sociale si inquina e la politica cialtrona regna indisturbata.
Redazione


