A Roma presso l'Auditorium Conciliazione il prestigioso Centro Studi di ConfCommercio ha presentato la relazione annuale, il report sull'andamento dell'economia in Italia.

Molti i dati interessanti che emergono dal Report e che confermano come la questione meridionale non solo sia ancora irrisolta ma di come sia soggetta ad aggravarsi anno dopo anno. Il Prodotto interno lordo (Pil) regionale indica come quello delle regioni settentrionali sia oramai quasi  il doppio di quello delle regioni meridionali.

Il Pil pro - capite nel Mezzogiorno è di 20.900 euro, quello delle regioni del Nord - Ovest di 38.600 euro e quello del Nord - Est di 37.400 euro. Si spera molto nell'effetto degli investimenti previsti dal PNRR ( Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per il 2023. Ma il divario si amplifica e raggiunge punte incredibili sei si analizzano all'interno del report i dati relativi all'occupazione. Nello stesso si analizza un periodo molto vasto che parte dal 1995 e giunge al 2019.

In tale periodo l'occupazione cresce sul piano nazionale del 6,5% con il 13% del Nord - Est e il 12,6% del Centro. Tali dati si invertono quando si analizzano i dati del Mezzogiorno che perde nello stesso periodo il 3,5% con la punta da vera e propria magia nera che non poteva non essere prerogativa della Calabria con la perdita dell'8,5% della forza lavoro. In termini assoluti la Calabria passa dai 666.000 occupati del 1995 ai 610.000 del 2019. E la discesa continua con 590.000 occupati nel 2022.

Pubblicità che evidenziano come i giovani dal Sud vadano al Nord

 

Basti solo pensare che in Calabria a percepire una pensione a vario titolo sono in 710.000 e a percepire il reddito di cittadinanza sono in 222.000. Cifre da bancarotta sociale. Ovviamente tale contrazione nel Mezzogiorno si accompagna anche ad un costante fenomeno di spopolamento che in regioni come la Calabria sta determinando sconvolgimenti sociali di non poco conto. Una altissima età media ed una presenza sempre meno incisiva di giovani che, ovviamente, vanno via per trovare un lavoro nelle Regioni del Nord o all'estero. Nel periodo fra il 1996 e il 2019 la popolazione al nord è aumentata del 9,3%, al Sud è diminuita del 3%, in Calabria del 10%.

Sacrosanta protesta giovanile

 

E' ovvio che senza capitale umano e senza giovani la ripresa di un territorio già così martoriato come quello calabrese, nonostante le tante potenzialità, sarà sempre più difficile. La corruzione endemica della classe politica, l'inadeguatezza della classe dirigenziale e burocratica figlia del clientelismo politico, la corruzione delle istituzioni, la presenza soffocante dell'economia criminale sono fattori che hanno impedito in Calabria qualsiasi sviluppo.

Rimane solo la speranza che i cospicui fondi previsti per il PNRR non siano dissolti nel nulla fra i mille rivoli clientelari che hanno liquefatto le tante centinaia di milioni di euro elargiti dalla Comunità Europea che in Calabria non hanno sortito alcun sviluppo tranne per i portafogli senza fondo della criminalità e della casta politica corrotta. L'ultima spiaggia possibile per nutrire ancora qualche speranza.

Altrimenti non resterà che attendere la desertificazione con una regione che sarà abitata solo da anziani e che si estinguerà da sola sull'altare del voto di scambio, della corruzione, e del potere secolare delle famiglie politiche dominanti da sempre e per sempre.

Redazione