Mentre in tanti Paesi d'Europa e soprattutto a Roma, si celebrano le opere di Amerigo Tot, scultore ed artista fra i più grandi del Novecento, a Cosenza una sua pregevole opera versa in un pietoso stato di abbandono.
Visibilmente corrosa in più aree con numerosi e conseguenziali buchi nel ferro e con parti dell'opera oramai mancanti, addirittura nell'interno della scultura si intravedono rifiuti e spazzatura di ogni tipo. Quindi, utilizzata finanche quale pattumiera.
E' doloroso dover constatare che a Cosenza, un tempo denominata "L'Atene della Calabria", si possa giungere ad un degrado così marcato ed impressionante di una grande opera scultorea, e non solo nelle dimensioni, denominata "Catene Spezzate" e realizzata da Amerigo Tot in onore ed in ricordo dei Fratelli Attilio ed Emilio Bandiera che da Venezia vennero in Calabria per portare la libertà e che, invece, traditi da quelli che consideravano loro amici, vi trovarono la morte, ancora giovanissimi, ( Emilio il più piccolo dei due fratelli aveva solo 25 anni ed Attilio 34) per fucilazione il 25 luglio 1844.

Ma chi era Amerigo Tot (1909 - 1984) il cui nome reale era Toth Imre?
Il 27 settembre del 1909 nasceva Amerigo Tot/ Tóth Imre, scultore, attore e pittore ungherese che ha vissuto soprattutto in Italia.
Nasce a Fehérvárcsurgó (Ungheria). Si diploma a Budapest all’Accademia di Arti applicate, specializzandosi in grafica. Prosegue gli studi al Bauhaus a Dessau, con maestri Klee, Kandinskij e Moholy Nagy, e quindi alla scuola di Otto Dix a Dresda. Nella stessa città tiene nel 1931 la sua prima personale, presso la Galleria Brücke. Nel 1933 viene arrestato dai nazisti e internato nel campo di Zwickau. Riuscito ad evadere, giunge a Roma, dove ottiene un finanziamento dall’Ambasciata ungherese per studiare alla Reale Accademia d'Ungheria in Roma. Nel 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti della capitale e prosegue la sua formazione artistica. Per tre anni collabora quindi come zincografo presso la tipografia del «Messaggero».
Nel 1938 riceve il Premio per Giovani Artisti. Conosce poi Pericle Fazzini, che lo accoglie nel suo studio, e stringe amicizia con altri artisti attivi in quel momento a Roma, tra cui Mirko, Afro, Cagli. Nel 1943 prende parte alla Resistenza italiana. Conclusasi la guerra, partecipa ad alcuni concorsi e vince premi per la scultura (primo premio a Saint-Vincent 1946; primo premio a Forte dei Marmi 1948). Dirige fino al 1952 una fabbrica di ceramiche in provincia di Salerno, prima esperienza lavorativa nel sud Italia, futuro principale campo d'azione artistico.
L'anno successivo porta a termine la sua realizzazione più celebre, ovvero il frontone della stazione di Roma Termini. Fino al 1960 vive a Roma nella celebre e rinomata via Margutta, la via degli artisti. Il laboratorio - studio di Tot diviene presto punto d'incontro per intellettuali del calibro di Carlo Levi, Giuseppe Ungaretti, Salvador Dalí ed Emilio Villa; quest’ultimo e Gino Alliata sono coloro che si sono maggiormente occupati della sua opera dal punto di vista critico. Partecipa tre volte alla Biennale di Venezia (1952, 1956, 1962).

Negli anni Sessanta è impegnato da una serie di realizzazioni per aziende ed edifici privati. La committenza privata gli darà buona visibilità, fama che culminerà nella proclamazione di artista dell'Anno Santo per il Vaticano nel 1975. Negli anni Settanta cresce anche la sua notorietà in ambito meridionale, soprattutto in Puglia; nella stessa regione, dal 1970, e per circa un decennio, rivestirà il ruolo di professore di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Bari.
Per quanto riguarda le collaborazioni editoriali, si ricordano quella con il connazionale conosciuto all’Accademia d’Ungheria in Roma Sándor Lénárd (Orgelbüchlein, Tipografia Editrice Italia 1949) e quella con Emilio Villa (poeta con cui Tot pianifica una serie di pubblicazioni per le Edizioni La Palma; vedrà la luce solo il primo numero Tot / otto disegni, Edizioni La Palma 1949). Si segnala inoltre l’edizione illustrata dei Sonetti Lussuriosi di Pietro Aretino (Roma, Editori Associati 1964, con introduzione di Gino Alliata). Morì a Roma nel 1984. Le sue spoglie mortali riposano a Budapest, nel cimitero di Farkasreti.
A Budapest vi è un museo ed una fondazione che portano il suo nome.
La Scultura in ferro "Catena Spezzata"
La scultura venne commissionata nel lontano 1972, su iniziativa dell'allora primo cittadino Fausto Lio, in onore e in omaggio ai Fratelli Bandiera che immolarono la loro vita nel sogno dell'Unità d'Italia. Nel 1998 fu l'allora Sindaco Giacomo Mancini a promuoverne opera di restauro.

"Catene Spezzate", scultura in ferro con chiari ed evidenti segni di corrosione e con pezzi mancanti
