Un modo per dire che "il Movimento è arretrato ma non troppo". Elementi che però potrebbero non bastare a calmare i parlamentari già sul piede di guerra e pronti a chiedere la testa di Luigi Di Maio. Ma il Movimento è molto diviso al suo interno, nonostante la rabbia dei "ribelli". "Deve fare un passo indietro", dicono alcuni Cinque Stelle di peso parlando del capo politico. "Vogliamo sentire il parere di Grillo e Casaleggio", rincarano la dose, facendo intendere l’intenzione di arrivare a una prova di forza per leadership con Di Maio (che ieri è stato alla festa di laurea di Paola Taverna). Già oggi i malpancisti si muoveranno. Non manca addirittura il totonomi su possibili candidati alla leadership pentastellata.
Ma c’è chi ha punti di vista differenti. Lo stesso Paragone parla di un "errore di Conte, di Fico e di Grillo". La battuta d’arresto in Umbria in questo caso non tocca il leader, ma il progetto politico: "I fan dell’alleanza con il Pd dovranno ricredersi. E in ogni caso la nostra strada sui territori non sono queste alleanze", argomentano. "L’esperimento non ha funzionato", ribadisce una nota del M5S. A vacillare casomai è l’asse giallorosso e anche "l’effetto Conte", al punto che si sottolinea: "Tutto il governo ha fatto campagna in Umbria ma evidentemente non basta", dicono i vertici. Un messaggio implicito anche al premier.
"Bisogna ricostruire dalle macerie", sostiene un’altra voce del gotha pentastellato. Se è il caso - si ragiona - anche con estremi rimedi, cioè astenendosi dal partecipare in quelle Regioni in cui "il Movimento deve riflettere". Ciò che pare certo è la volontà dei vertici di non cedere alle pressione dei parlamentari per candidarsi alle prossime Amministrative: "Non possiamo tagliare deputati e senatori, per poi dare l’idea che chi vuole trovarsi un paracadute nelle Regioni".